i mostri

Ogni tanto mi capita di voler dipingere i miei mostri. Sono gli incubi, i traumi, le proiezioni di brutture e nefandezze che chiunque ha, in misura variabile, e che a volte disturbano un filo troppo.

La vita ci riserva una varietà di emozioni ed esperienze positive e negative in quantità ed entità variabile e fin qua nulla di nuovo. La vita a volte fa proprio paura, genera rabbia, crea angoscia, panico. Mica sempre, per fortuna. E per fortuna si può, talvolta, uscirne.

A me è sempre piaciuto pensare che la pittura possa dare un volto al dolore ma mica per crogiolargicisi (esiste? sarà un verbo corretto? boh), piuttosto per trasformarlo in qualcosa di reale, di gestibile, da parcheggiare lì. Diventa una cosa che non fa più male, che grottestcamente descrive e, per dirla in modo alto, sublima. Diventa un quadro assurdo, che disturba, che non assomiglia a niente di quello che di solito fai ma al contempo parla chiaro. I mostri descrivono la nostra fragilità, l’orrore degli incubi, la fatica di vivere e tutto quello che vuoi trovarci, perché gli incubi sono uguali e diversi al contempo per tutti noi.

Dipingo mostri raramente (e forse, per fortuna). Ci metto anni per accumulare e anni per ricaricare questo magazzino di brutture, eppure sono grata anche per questo. C’è tantissima forza in queste creature orribili, deformi. Sprigionano energia. La ritraggo, la esorcizzo e la metto da parte. Ogni tela di mostri è un passaggio superato, un andare oltre.

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