Ho lasciato passare tanti giorni perché avevo bisogno di una pausa.
Forse è stata la paura, forse le energie andavano dirette altrove. C’è un tempo per fare e un altro per smettere di fare. Ho organizzato le mie tele, invece che accumularne. Mi sono accorta che ho dipinto tantissimo in questi anni. Sono soddisfatta di quello che ho fatto, tanto da dirmi che non è sufficiente appoggiare a turno delle tele ai muri e alle mensole di casa mia. Vorrei che uscissero dagli scaffali, che entrassero nel mondo. Vorrei che i miei dipinti fossero visti da occhi nuovi. Vorrei che regalassero emozioni, che catturassero l’attenzione, che aiutassero altre menti, altri cuori, altre vite.

Non ho mai avuto il coraggio di espormi.
Esporsi per me è una sfida immensa, forse la più difficile di tutto il mio lungo percorso artistico. Già, nonostante abbia tanti anni alle spalle, tante esperienze diverse, tante case, tante persone, tanto di tutto in molti campi non c’è mai stato un esporsi vero. Nessuna mostra, nessun concorso.
Forse è arrivato il momento? Metto un punto di domanda, ma voglio che diventi un punto e basta.
Cerco di darmi incoraggiamento, forza, coraggio. Sono fragile ma determinata.

Cerco dentro me le ragioni per cui non ho mai fatto il passo di espormi. Ah, ce ne sono un mucchio…C’è la critica costante di chi non comprende il motivo dell’esistenza dell’arte e ti uccide con il sarcasmo o, peggio, con l’indifferenza gelida. C’è chi l’arte la comprende eccome, ma la usa come piedistallo su cui salire, evitando accuratamente di spostarsi per far posto ad altre persone. Non vieni considerata e se proprio chi ne sa ti ignora la sensazione è: non valgo niente, ecco. C’è la solitudine, l’isolamento, il vivere qua, esterna, in un ambiente in cui si può convivere a condizione di stare in un recinto di convenzioni. C’è l’essere circondata da altre abitudini, altre normalità, diverse dalle mie.
Sono motivi che mi hanno spinta a dipingere per me stessa, senza confrontarmi né comprendere esattamente se quello che faccio abbia senso. Siamo esseri sociali, viviamo di relazioni. Nel mio piccolo mondo mi sono mancate. Ho fatto vedere le mie tele, ho appeso i miei quadri, ho regalato e messo a disposizione tutto il mio materiale, convinta che sia indispensabile condividere. Devo essere sincera, devo espormi prima di tutto con le parole. Non ho sentito tornare indietro alcuna emozione e ne ho sofferto molto. La conseguenza di tanta indifferenza è stata un grande sconforto. Serve un grande sforzo per non farsi abbattere da anni di silenzi, mancato confronto, vuoto.

Ma non cedo alla malinconia e al pessimismo. I miei quadri, colorati e vivi, pieni di tormenti ed energia sono lì che mi dicono ehi, non sei quella fallita che credi. Tu vali, tu ci hai creato.
Ok, non è vero ma tendo al melodramma talvolta, abbiate pazienza.
Siamo alla fine dell’anno, un anno tragico e importante allo stesso tempo. Più si invecchia e più si deve spendere bene quello che resta da vivere. Guardando gli scaffali pieni di colore, energia, dolore e gioia penso di aver dedicato il giusto tempo all’arte. Ma non basta: serve l’altra parte del processo. Quella siete voi.

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